Il Passo e il Santuario della Madonna del Ghisallo: una delle mete più ambite dagli appassionati di ciclismo di tutto il mondo.
Il Passo del Ghisallo (Ghisàl in lombardo) è un valico stradale che collega la Valassina con la parte alta del Triangolo Lariano. Il punto di valico, a quota 754 m s.l.m., fa parte del comune di Magreglio. A pochi metri dal passo si trova una piccola chiesa: il santuario della Madonna del Ghisallo. Il suo nome (secondo un’antica leggenda) deriva da un certo Ghisallo che in epoca medievale in quel luogo fu assalito dai briganti e fece voto alla Madonna di costruire una chiesa in suo onore se fosse scampato.
La salita del Ghisallo (dal versante nord) è tradizionalmente percorsa dal Giro di Lombardia ed è stata anche più volte inserita nel tracciato del Giro d’Italia. Per questo la Madonna del Ghisallo è particolarmente venerata dai ciclisti, e per iniziativa dell’allora parroco Don Ermelindo Viganò (1906-1985), nel 1949 Papa Pio XII la proclamò patrona universale dei ciclisti.
Accanto al santuario sorge il Museo del Ciclismo; nel piazzale antistante si trova un monumento al ciclista.
Puoi salire al santuario da due lati. Quando si parla di “Ghisallo” o “Madonna del Ghisallo” si intende quasi sempre la strada che sale da Bellagio (versante nord), che presenta la salita più impegnativa.
Quando si parla di “Ghisallo” o “Madonna del Ghisallo” si intende quasi sempre la strada che sale da Bellagio (versante nord), che presenta la salita più impegnativa. Il dislivello complessivo è di poco inferiore ai 500 metri; il punto di valico è a 754 m sul livello del mare. I tratti in salita hanno pendenza abbastanza costante con una media di poco inferiore al 9% e punte fino al 14%; includendo anche il tratto pianeggiante, la pendenza media è di circa il 5,5%. Molti i tornanti soprattutto nel tratto finale. La strada è quasi completamente immersa nel bosco. I migliori professionisti riescono a compiere il viaggio in meno di 20 minuti (Paolo Bettini ha impiegato circa 19’30 “al Giro di Lombardia 2005).
Una variante più impegnativa è conosciuta come “Superghisallo”: il nome fu coniato dalla Gazzetta dello Sport presentando il percorso della 55a edizione del Giro di Lombardia, nel 1961. Parte da Bellagio e segue la strada principale per Guello (dove si trova il primo tratto di salita); qui si svolta a destra, verso il Monte San Primo, lasciando a sinistra il tradizionale sentiero per il Santuario. Dopo un tratto di 500 metri in falsopiano, da Cernobbio inizia una salita che, superata la frazione di Pra ‘Filippo, conduce, dopo circa cinque chilometri complessivi (6-7% di pendenza media con punte del 10-11%) , a 975 metri sul livello del mare in località Piano Rancio. [1] Al bivio si svolta a sinistra e dopo circa quattro chilometri di discesa si giunge al piazzale del Santuario.
Il versante opposto (versante sud), che raggiunge Magreglio da Erba passando per Canzo e Asso (una variante raggiunge Canzo provenendo da Pusiano, un’altra sale da Onno per la Valbrona ricongiungendosi sopra Asso) sale molto più dolcemente, presentando notevoli difficoltà (salita a %) solo nell’ultimo chilometro e mezzo.
Da Asso è inoltre possibile salire alla Colma di Sormano (1124 m), lungo la strada principale (circa 9 km con pendenza media intorno all’8%) oppure attraverso la durissima Parete di Sormano, recentemente riasfaltata.
L’idea di proclamare la Madonna del Ghisallo Patrona dei ciclisti fu di don Ermelindo Viganò (Mediglia 1906 – Magreglio 1985), che dal 1944 fino alla morte fu parroco di Magreglio e primo Rettore del Santuario (dal 1949). Il sacerdote incontrò personalmente Papa Pio XII (1939-1958), il quale, a seguito della presentazione della proposta da parte delle Autorità Religiose e Sportive nonché dei Corridori del Giro d’Italia del 1949, elesse e decretò, con un breve papato del 13 ottobre 1949, la Beata Vergine Maria del Celeste Ghisallo Patrona dei Ciclisti Italiani.
Durante la cerimonia di dedicazione, nel 1949, una grande fiaccola in bronzo benedetta dal Papa, opera dello scultore Carmelo Cappello, fu portata da Roma al Santuario da una staffetta di ciclisti; gli ultimi due tedofori furono Gino Bartali e Fausto Coppi. La fiaccola è ancora presente e sempre accesa, in ricordo dei ciclisti caduti e manifestazione della fede dei vivi.
Accanto al santuario sorge il Museo del Ciclismo; nel piazzale antistante si trova un monumento al ciclista.
Da molti decenni c’è tra i campioni del ciclismo (soprattutto italiani, ma non solo) l’usanza di donare i propri cimeli al Santuario del Ghisallo: tra questi ci sono ad esempio le biciclette utilizzate da Bartali, Coppi e Merckx nel loro Tour vittorie di Francia, la moto speciale usata da Moser per il record dell’ora, e diverse maglie rosa, gialle e arcobaleno.
Fonte: Wikipedia